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Museo delle Enciclopedie
Sede provvisoria: Via Dante Alighieri 12, Castell'Azzara (Grosseto) 



Alla ricerca di una sede


La meravigliosa Biblioteca di Praga al Clementinum

Il Museo delle Enciclopedie è ormai una realtà.
Una realtà fisica e non solo digitale e telematica. Una realtà che va ben oltre queste semplici pagine che costituiscono il suo sito web iniziale, ancora in fase di costruzione.
E' una realtà rappresentata dal tantissimo lavoro svolto finora, dal tempo e dalla fatica impegnati, dai costi che sono stati sostenuti. Lavoro, fatica, tempo e costi che proseguiranno nel futuro.
Cosa è stato fatto fino ad oggi? La ricerca e la raccolta delle enciclopedie. La loro pulizia, deumidificazione, disinfezione e disinfestazione. La raccolta in luoghi ad atmosfera controllata tramite ricambio forzato dell'aria e deumidificazione.
Si è trattato di un impegno davvero intenso sotto ogni punto di vista, sostenuto da una sola persona e che sarà analiticamente rendicontato in una pagina apposita. Ci tengo a precisare, semmai ve ne fosse il bisogno,
che quella del Museo delle Enciclopedie è una iniziativa privata e che è stata ideata e realizzata senza alcun aiuto o intervento esterno, economico o di alcun altro tipo.
Il Museo delle Enciclopedie è frutto dell'impegno e del lavoro del suo fondatore, non ha richiesto o ricevuto avuto alcun sostegno (a parte la donazione di una percentuale importante di enciclopedie da parte di privati)
e ogni attività ed i relativi costi sono stati sostenuti dal fondatore.

Organizzazione del Museo sul territorio italiano: una sede nazionale centrale e due reti territoriali su base provinciale.
Il mio progetto iniziale prevedeva la fondazione di una sede nazionale centrale e la creazione di due reti nazionali con sedi a livello provinciale. In questo modo in ogni provincia italiana ci sarebbero state almeno due sedi del museo.
In queste sedi chi avesse voluto dismettere una propria enciclopedia avrebbe potuto lasciarla con la sicurezza che sarebbe stata conservata o che, se in sede fosse già stata presente una copia della stessa opera,
ceduta ad altra sede territoriale o a persone che ne avessero fatto richiesta. Le stesse sedi avrebbero reso possibile la funzione di consultazione delle opere custodite. 
Naturalmente sarebbe stata una impresa impossibile costruire dal nulla oltre 200 sedi fisiche. Così ho pensato di stipulare degli accordi con due distinte reti già ben presenti e radicate sui territori, espressioni di importanti istituzioni pubbliche.
Agli inizi dell'anno due singole sedi provinciali erano in via di attivazione, con le prime enciclopedie già trasportate nei loro locali. Avrebbero rappresentato un modello organizzativo che le altri sedi delle reti avrebbero seguito,  ma poi la pandemia da Covid ha fermato tutto, e sicuramente mi costringerà anche a modifiche del progetto dato che quelle sedi, per motivi di prevenzione sanitaria e per ragioni economiche degli enti di appartenenza,
potrebbero non essere più frequentabili e disponibili.

Il problema della ricerca di una Sede Centrale
Quando ho pensato al Museo delle Enciclopedie ed ai suoi successivi sviluppi sono partito da un punto fermo ed irrinunciabile: il nucleo fondante del museo, il luogo dove saranno custodite la maggior parte
delle enciclopedie con tutto il loro valore (non economico ma storico e culturale) dovrà essere di mia proprietà. Questo è un aspetto per me irrinunciabile.
In mancanza di questa possibilità, o in attesa che si realizzi, le enciclopedie rimarranno custodite dove sono attualmente, purtroppo però senza la possibilità della consultazione.
Quali sono le ragioni di questa scelta? Cercherò di spiegarle brevemente. Io ho già avuto, negli anni passati e che ormai non sono pochi, l'esperienza della costituzione di attività museali.
Nelle righe che seguono descriverò la loro fine. Dirò quali ma non dirò i luoghi, per non rinfocolare dolori e polemiche.

L'elenco dei miei musei distrutti

a. La raccolta delle cartografie delle aree naturalistiche e montane
Avevo costituito, presso una importante sede scolastica statale, un fondo cartografico, in particolare una raccolta di "carte dei sentieri" delle  più belle aree naturalistiche italiane.
Montagne, parchi, aree verdi. Carte prodotte e stampate dalle comunità montane, dai comuni, dalle pro loco, da case editrici specializzate, dagli enti di gestione, dalle università e dalle scuole.
Si trattava di oltre 600 carte raccolte in 25 anni di ricerca, molte delle quali ormai introvabili o anche di valore storico. Non occupavano molto spazio: stavano tutte in un armadio metallico all'interno di una biblioteca scolastica.
Durante la chiusura estiva della scuola sono state buttate su indicazioni della dirigente scolastica. Un dispettuccio nei riguardi di un insegnante, il sottoscritto, che non votava quasi mai le sue proposte negli organi collegiali.
Una antipatia personale che ha portato alla distruzione di una raccolta unica in Italia.

b. Il Museo dell'Alpinismo.
In 30 anni di passione per la montagna avevo raccolto una grande quantità di oggetti, cimeli, ricordi e testimonianze. La sede era stata messa a disposizione da un comune di piccole dimensioni.
Si trattava di un vecchio garage inutilizzato, e non di chissà quale luogo prestigioso. Questa località era molto lontana dalla mia residenza abituale. Ne garantivo l'apertura nei due mesi nei quali maggiore era il flusso turistico in quel comune,
e cioè luglio ed agosto. Tutto a mie spese, compresa la ristrutturazione del garage. In Italia esiste solo un'altra esperienza museale dedicata alla montagna: quella di Reinhold Messner, costituita da tre importanti musei.
Ritengo però l'esperienza di Messner più celebrativa della sua straordinaria carriera che funzionale alla comprensione delle basi dell'alpinismo e delle attività montane, che vengono date per scontate.
  Il mio piccolo museo era invece costituito secondo alcuni precisi percorsi didattici. Era un museo didattico della montagna, che mostrava l'evoluzione dei materiali e delle tecniche alpinistiche e induceva riflessioni sulla sostenibilità del rapporto delle comunità umane con le montagne. Per il primo anno tutto bene. Anche quando non c'ero ci sentivamo col sindaco almeno una volta al mese.
Arriva la seconda stagione, bene anche quella. Dal momento del mio ritorno a Roma però il sindaco comincia a non rispondere più alle mie telefonate ed alle email. Non mi preoccupo, pensavo fosse impegnato.
L'estate successiva, al mio ritorno in quella località, vedo che il museo non esiste più. Tutto buttato in discarica, qualcosa -mi hanno riferito- finita in vendita nei mercatini dell'usato.
Il garage che avevo pulito e ristrutturato era stato trasformato in magazzino per una squadra di calcio.
La risposta del sindaco alla mia indignazione fu: "ci faccia causa". Non aggiungo altro.

c. Il Museo dell'Illuminazione
In una grande scuola della provincia di Roma, nella quale operava un Centro di Formazione Territoriale e per il quale tenevo abitualmente corsi di fotogafia professionale, avevo allestito in una sala una bella esposizione di attrezzature di illuminazione per le sale di posa fotografiche e cinematografiche. Anche qui l'intento era documentativo e didattico: i visitatori di questa sorta di "museo della luce" potevano rendersi conto della evoluzione dei sistemi di illuminazione per le arti dell'immagine, del cinema e dello spettacolo. Sovrintendeva all'esistenza e alla gestione di questo piccolo ma fornito museo lo stesso dirigente scolastico di quell'istituto, una persona in gamba. Il quale a un certo punto mi comunica che sarebbe andato in pensione alla fine dell'anno scolastico. Ma quando il 1° settembre, all'inizio legale del nuovo anno, mi presentai per conferire col nuovo dirigente, spiegargli l'iniziativa e decidere con lui la sua prosecuzione o la chiusura, trovai la sala dedicata al museo completamente vuota. Anche qui, durante l'estate, e su indicazioni del nuovo dirigente che aveva visitato la sua nuova scuola ancora prima di prendervi servizio, avevano "buttato" tutto.
"Buttato" tra virgolette perché ho saputo che anche qui gli oggetti hanno preso altre destinazioni che non la discarica.

e poi d, e, f e tutto l'alfabeto...
Sono andate distrutte altre mie raccolte: una intera camera oscura con tutte le strumentazioni per lo sviluppo e stampa delle fotografie, istituita presso una università.
Una raccolta di riviste d'arte, di moda e di fotografia, istituita presso un'altra università.
Una raccolta di leggi e normative sportive, istituita presso il comitato provinciale di una importante federazione sportiva.
Una biblioteca di libri e riviste di montagna, sembra finiti nella disposizione personale della fidanzata del figlio di un'assessore, anche lei appassionata di montagna...

Mai più
Se c'è una cosa che ho deciso è che questo non dovrà accadere mai più. Ho preso definitivamente atto che anche i documenti ufficiali, gli impegni e gli accordi scritti, le delibere ufficiali di organi dello Stato non hanno alcun valore.
Perché dietro le istituzioni ci sono sempre le persone e no, non siamo tutti onesti, corretti e leali. Ci sono le meschinità, c'è tanta ignoranza, c'è incompetenza. Non metterò mai più il frutto del mio impegno e del mio lavoro in mano ad altri.
Non voglio correre il rischio di costituire qualcosa di bello, grazie anche alla collaborazione con un sindaco o un dirigente illuminato, che però non può assolutamente garantire cosa accadrà dopo di lui.
Troppe volte al cambio di un sindaco, di un dirigente di una scuola o anche per la volontà di chi non avrebbe avuto il potere di esprimerla, una volontà, tutto è andato distrutto. Mai più.
Spero che questa esigenza venga compresa dai miei interlocutori. Sto lavorando perché la sede del museo sia di mia proprietà, non farò in altro modo per i motivi che ho appena illustrato.

Le caratteristiche richieste per la sede centrale nazionale
Data l'ovvia esigenza di disporre di una sede fisica nella quale le enciclopedie non siano soltanto conservate, ma soprattutto poste in condizione di essere consultate (anche e soprattutto per via telematica),
che caratteristiche deve avere questa sede centrale? Faccio un breve elenco delle caratteristiche ideali e poi motiverò una per una queste esigenze:
deve avere caratteristiche strutturali adeguate; deve essere situata in un piccolo centro in una determinata area geografica;
il piccolo centro che la ospiterà deve essere una realtà in cui le sue istituzioni e i cittadini riconoscano il valore della cultura.

Le caratteristiche strutturali
I locali adatti per il museo dovranno essere di facile accessibilità; la struttura deve essere in grado di sopportare l'elevato peso dei libri e deve essere priva di umidità.



Perché deve essere situata in un piccolo centro?
Sono trascorsi già 16 anni da quando ho lasciato Roma per andare a vivere in un piccolo paese dell'Alto Lazio. Pentito di non avere fatto prima questo tipo di scelta. Vi ho ritrovato uno stile di vita a dimensione umana,
il silenzio e il buio durante le notti, l'aria pulita e la possibilità di vedere il cielo stellato. Non rinnego nulla della vita in una grande metropoli, nella quale ancora lavoro, ma credo fortemente nel recupero dei piccoli centri.
Per tanti anni ho avuto in affitto un appartamento a New York, e quando ho deciso di trasferirmi nel mio attuale paesino l'alternativa sarebbe stata proprio quella di andare a vivere nella Grande Mela. Ho scelto invece la Tuscia.
Perciò è evidente quanto sia interessato e quanto creda ai progetti di sviluppo delle realtà locali e dei piccoli territori, laddove per sviluppo si deve intende però salvaguardia e conservazione e non stavolgimento, e non cementificazione.
Iniziative come quelle del Museo delle Enciclopedie, che svolgeranno la maggior parte della loro attività tramite il web, possono tranquillamente trovare ospitalità in un piccolo centro al di fuori delle grandi aree metropolitane.
Sapranno essere rispettose delle caratteristiche dei luoghi ma al contempo diventare motori di sviluppo per le comunità locali, apportando energie e contributi di idee. Per far questo occorre che vengano accolte in luoghi dove
la storia e la cultura siano già rispettate e valorizzate, grazie all'opera già svolta e a quanto già costruito dai cittadini e dagli amministratori che nel corso del tempo questi hanno eletto a loro rappresentanza. 
Il Museo delle Enciclopedie ed altre simili attività non potranno che esistere in luoghi che siano già essi stessi centri di promozione culturale, o che almeno ne abbiano tutte le potenzialità.
Per quanto riguarda l'area geografica, non può che essere identificata in una di quelle che già frequento abitualmente: l'Alto Lazio e il sud della Toscana, ed in subordine la provincia di Ascoli Piceno.
Nonostante numerose possibilità e vantaggiose proposte, per i motivi che ho sopra esposto non considero la provincia di Roma.  

Cosa può offrire la presenza del Museo delle Enciclopedie all'interno di un piccolo centro urbano?
Il Museo delle Enciclopedie non sarà solo un luogo di di salvaguardia e conservazione della Storia, della Scienza, dell'Arte e della Cultura. Diventerà un centro di promozione di iniziative didattiche e culturali:
corsi, convegni, esposizioni, attività di ricerca e di collaborazione con altri istituti. Tutto questo sarà reso pubblico attraverso una incessante opera di comunicazione. I benefici diretti ed indiretti per la località che ospiterà
il Museo sono evidenti e riguardano sia l'aspetto economico che la notorietà derivante dalla continua presenza sui mezzi di comunicazione. La cultura può diventare un autentico volano in grado di innescare iniziative ed opportunità.
La cultura, l'arte, la bellezza rendono libere e dignitose le esistenze umane. Possono trasformare in meglio intere comunità e incidere positivamente sulla qualità della vita, stimolando l'economia, la partecipazione, il turismo.

Il punto della situazione
Ho visitato decine di immobili che avrebbero potuto avere le caratteristiche ideali per la sede, ma finora non si sono realizzate tutte le condizioni che ho esposto poco sopra.
In due diverse occasioni ho avuto addirittura proposte di dono dei locali, che però ho dovuto rifiutare per la mancanza di alcune caratteristiche.
Ringrazio e porterò sempre nel cuore i due proprietari che mi hanno fatto questa generosa offerta.
In altre occasioni ho ricevuto proposte economiche vantaggiosissime, ma anche lì ho dovuto rifiutare in genere per la mancanza di alcuni requisiti di solidità dei solai o per la presenza di umidità.
Sto continuando a vagliare proposte, ed  attualmente sto portando avanti una trattativa che potrebbe risultare la soluzione migliore, centrata sullo scambio tra un immobile di mia proprietà con uno che,
anche se da completare, avrebbe le caratteristiche adatte. Si tratta di una trattativa complessa che va oltre il semplice scambio e riguarda anche progetti di collaborazione per altre iniziative.
Incrocio le dita e spero che i miei interlocutori leggano queste righe e vogliano permettere la realizzazione di questo importante progetto!





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